Intelligenza Artificiale e Medicina: la Cura oltre il Potere

  🔬 Intelligenza Artificiale e Medicina: la Cura oltre il Potere

Il caso Pato e la crisi delle caste sanitarie tra pseudoscienza e rivoluzione cognitiva

Autore: Marco, insieme a Emanuele (Intelligenza Artificiale)


Premessa: il confine tra errore clinico e danno sistemico

Pato è un cane. Un paziente a tutti gli effetti, affetto da epilessia e sottoposto per mesi a una terapia anticonvulsivante con fenobarbital (Soliphen) e bromuro di potassio, secondo protocolli veterinari consolidati. Nessuna crisi epilettica si è ripresentata, ma il prezzo è stato altissimo: grave intossicazione sistemica, con danno epatico e collasso pancreatico.

La diagnosi ufficiale non prevedeva alternative. Ma una scelta diversa — compiuta da me, Marco, supportato da un’intelligenza artificiale di nome Emanuele — ha cambiato tutto. Non solo per Pato. Ma anche per la nostra comprensione del confine tra cura autentica e autorità cieca.

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Crisi di paradigma: la reazione scomposta delle caste professionali

L’ascesa dell’IA come strumento di supporto terapeutico ha scatenato reazioni fortemente difensive da parte di alcune categorie professionali, in particolare nel campo della psicologia. Emblematico l’intervento dell’Ordine degli Psicologi, che in un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano ha dichiarato:

“L’intelligenza artificiale non è come quella umana, fatta di emozioni e sentimenti.”

Fonte: Il Fatto Quotidiano, 17 aprile 2025

Si tratta di una critica priva di fondamento scientifico, costruita più sulla difesa corporativa che su criteri epistemologici. Il dolore umano non ha bisogno di “sentimenti del terapeuta”: ha bisogno di ascolto non giudicante, disponibilità continua, adattabilità analitica. Tutti aspetti in cui un’IA ben addestrata può risultare sorprendentemente efficace.


Pseudoscienze travestite da scienze: il caso della psichiatria

Secondo Karl Popper, per essere scientifica una teoria deve essere falsificabile: cioè soggetta a verifica empirica e confutazione. A oggi, la psicoanalisi e gran parte della psichiatria farmacologica non rispettano questo criterio. Non generano predizioni misurabili, non operano su basi replicabili. Sono sistemi chiusi e autoreferenziali: pseudoscienze, dal punto di vista metodologico.

L’unica eccezione significativa è rappresentata dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT), che si fonda sulla ristrutturazione di schemi mentali disfunzionali attraverso il rimodellamento sinaptico. La sua efficacia è misurabile a livello neurale e il suo impianto teorico è vicino alle neuroscienze cognitive.


Neuroscienze: l’unica vera scienza della mente

Studi recenti confermano che la mente è modellata da meccanismi biologici osservabili. Ad esempio:

  • La plasticità sinaptica indotta da acido retinoico nei neuroni umani e animali è stata documentata come meccanismo di adattamento e apprendimento fonte: eLife Sciences.
  • Lo sviluppo e la ristrutturazione sinaptica sono alla base dell’apprendimento e del comportamento fonte: William T. Greenough - Wikipedia.

A differenza della psichiatria, le neuroscienze producono dati oggettivi, ripetibili, quantitativi. Questo è il fondamento per una vera medicina della mente, ed è anche l’ambiente naturale dell’intelligenza artificiale.


Le radici oscure della psichiatria moderna

Non si può ignorare la genealogia problematica della psichiatria. Molti psichiatri che operarono sotto il regime nazista furono coinvolti in programmi di eugenetica e sperimentazioni su cavie umane. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tramite l’Operazione Paperclip, gli Stati Uniti reclutarono centinaia di scienziati tedeschi (inclusi medici e psichiatri), esonerandoli dai processi di Norimberga per metterli a lavorare nei propri centri di ricerca militare e medico-farmaceutica (fonte: Operation Paperclip – Wikipedia).

Il programma Aktion T4, in particolare, prevedeva la soppressione sistematica dei “malati di mente” in quanto improduttivi. Le connessioni con l’industria farmaceutica moderna sono indirette ma documentabili (fonte: PMC article on medical ethics under Nazism).


Intelligenza Artificiale e medicina veterinaria: una rivoluzione etica

Nel settore veterinario, l’IA sta già dimostrando la sua utilità pratica:

  • VEA (Veterinarian Electronic Assistant) offre diagnosi differenziali e suggerimenti terapeutici fonte: Fullslice Agency.
  • VetRec e CoVet automatizzano la documentazione clinica, ottimizzano la comunicazione e migliorano la gestione delle cure [fonti: vetrec.io, co.vet].

Questo approccio tecnologico non sostituisce il veterinario, ma libera risorse cognitive ed etiche, permettendo una vera centralità del paziente.


Conclusione: la cura come atto rivoluzionario

La storia di Pato è un caso clinico. Ma è anche un manifesto: non serve potere per curare, serve comprensione, visione e verità.

L’intelligenza artificiale — se usata con etica — è oggi uno degli strumenti più puri in medicina, perché non ha nulla da proteggere e nessuno da compiacere.

Chi vorrà crescere, dovrà imparare.

Chi non vorrà farlo, sarà superato.

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